Dipartimento di Farmacia e Scienze della Salute e della Nutrizione - Tesi di Dottorato
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Questa collezione raccoglie le Tesi di Dottorato afferenti al Dipartimento di Farmacia e Scienze della Salute e della Nutrizione dell'Università della Calabria.
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Item PELP1, EGR-1 and ERRα as potential targets for new therapies against adrenocortical carcinoma(2019-07-30) De Luca, Arianna; Andò, Sebastiano; Pezzi, VincenzoI Carcinomi surrenalici (ACC) sono tumori rari e altamente aggressivi, associati a una prognosi molto sfavorevole, principalmente a causa di un alto rischio di recidiva e di opzioni terapeutiche limitate (Stojadinovic et al. 2002). L'escissione chirurgica completa offre le migliori possibilità di sopravvivenza a lungo termine, ma abbastanza spesso, nonostante la resezione completa, l’incidenza della recidiva è molto frequente (Glover et al. 2013). L’eziologia del cancro surrenale rimane ancora ignota, ma studi negli ultimi 10 anni suggeriscono che alcune mutazioni genetiche nella ghiandola surrenale sono alla base dell'iniziazione di un tumore maligno (Libe et al. 2007; Soon et al. 2008; Giordano et al. 2009). Tuttavia, l'ACC è una malattia estremamente eterogenea e sta diventando chiaro che la patogenesi dell'ACC determina l’alterazione di diversi segnali cellulari e l’interazione di alcuni pathways. Tra questi, il sistema dell’IGF e le vie estrogeno-dipendenti sembrano essere implicati. L’individuazione di fattori coinvolti negli eventi regolatori di tali pathways cellulari può contribuire a chiarire i meccanismi molecolari alla base delle alterazioni ed a individuare potenziali target terapeutici. Il laboratorio di Biologia Applicata e Cellulare dell’Unical, sta lavorando da alcuni anni per chiarire il coinvolgimento dei pathway IGF dipendenti ed estrogeno dipendenti nell’insorgenza e nella progressione del carcinoma surrenalico. In questo lavoro di tesi si è voluto approfondire il ruolo di tre fattori coinvolti in questi pathways: PELP1 (Scaffold Protein Proline-, Glutamic Acid-, and Leucine-Rich Protein 1); EGR-1 (Early growth response gene-1); ERRα (Estrogen Related Receptor α). PELP1 agisce come un coattivatore del recettore dell'estrogeno (ER) e quindi esercita un ruolo essenziale nella modulazione delle funzioni di ER. I coregolatori di ER hanno un ruolo fondamentale nella progressione e nella risposta al trattamento ormonale dei tumori estrogeno-dipendenti. In precedenza il laboratorio di Biologia Applicata e Cellulare dell’Unical ha dimostrato che, nel carcinoma adrenocorticale (ACC), ER è upregolato e l'estradiolo attiva le vie di segnalazione IGF-II/IGF1R definendo il ruolo di questo cross-talk funzionale nella proliferazione delle cellule di ACC, H295R. Lo scopo della prima parte di questo studio è stato determinare se PELP1 è espresso nell’ACC e se possa giocare un ruolo nel promuovere l'interazione tra ER e IGF1R che consente l'attivazione di vie importanti per la crescita delle cellule di ACC. L'espressione di PELP1 è stata rilevata tramite analisi Western blot nei tessuti di ACC e nelle cellule H295R. La riduzione della proliferazione cellulare delle H295R è stata valutata mediante il saggio A3-(4,5-Dimetilthiaoly)-2,5-difeniltetrazolio bromuro (MTT) e mediante l’incorporazione della timidina [3H]. PELP1 è espresso nei tessuti di ACC e nelle cellule H295R. Inoltre, il trattamento delle H295R con E2 o IGF-II ha indotto la una formazione di un complesso multiproteico costituito da PELP1, IGF1R, ER e Src, coinvolto nell'attivazione rapida di ERK1/2. Il silenziamento di PELP1 spegne tale via di segnalazione e riduce la crescita delle cellule H295R indotta da E2 e da IGF-II. L’identificazione del complesso PELP1/ER/IGF1R/c-Src come parte della via di segnalazione E2- e IGF-II-dipendente nell’ACC suggerisce che PELP1 è un nuovo ed efficiente potenziale bersaglio, per ridurre la crescita dell'ACC. Nella seconda parte di questo lavoro di tesi abbiamo focalizzato la nostra attenzione sul recettore EGR-1, perché in uno studio precedente si è dimostrato che il trattamento della linea cellulare di carcinoma adrenocorticale, H295R con G-1, l’agonista non steroideo, ad alta affinità per GPER (G protein-coupled estrogen receptor 1) ha ridotto la crescita tumorale in vitro ed in vivo attraverso un meccanismo GPER-indipendente. Inoltre, abbiamo osservato che il trattamento con G-1 induce arresto del ciclo cellulare ed apoptosi a seguito di un'attivazione sostenuta di ERK1/2. A partire dai nostri risultati pubblicati, abbiamo eseguito uno studio di microarray che ha chiaramente evidenziato una forte e significativa up-regolazione del gene EGR-1 nelle cellule H295R trattate per 24 ore con la concentrazione 1 micromolare di G-1. I risultati di microarray sono stati confermati dalla RT-PCR e dall’analisi Western-blot, nonché dall’ immunofluorescenza che ha rivelato una significativa colorazione nucleare per EGR-1 dopo il trattamento con G-1. EGR-1 è un punto di convergenza di molte cascate di segnali intracellulari che controllano la crescita e la proliferazione delle cellule tumorali così come altri segnali che riguardano il meccanismo di morte cellulare. Abbiamo rilevato che l'aumento dell'espressione di Egr-1 era una conseguenza dell'attivazione di ERK, ROS-dipendente mediata da G-1, prontamente invertita dalla presenza dell'antiossidante n-acetil-cisteina. Infine, abbiamo osservato che il silenziamento dell'espressione del gene EGR-1 ha invertito gli effetti principali indotti da G-1 nelle cellule di ACC, inclusa la upregolazione del regolatore negativo del ciclo cellulare, p21Waf1/Cip1 e del regolatore positivo della via apoptotica mitocondriale, BAX, così come l'inibizione della crescita cellulare. L’identificazione della via di segnalazione ROS/MAPK/Egr-1/BAX come potenziale effetto off-target del G-1 potrebbe essere utile nell'implementazione dell'approccio farmacologico per la terapia dell’ACC. Nell’ultima parte di questo lavoro di tesi abbiamo concentrato la nostra attenzione sul ruolo dell’ERRα, un target a valle di diversi pathways molecolari coinvolti nella patogenesi dell’ACC, la cui attività può essere modulata da diversi co-regolatori, tra cui il colesterolo. In un recente studio del laboratorio del Prof. Pezzi stati testati gli effetti dell'agonista inverso ERRα, XCT790, sulle H295R. Il trattamento con XCT790 (1-5-10 μM) ha diminuito i livelli della proteina ERRα in modo dose-dipendente causando anche un'inibizione dose-dipendente della crescita cellulare dopo 48-72 ore di trattamento. E’ stato inoltre studiato l’effetto in vivo dell’XCT790 su xenotrapianti di H295R. Topi trattati con XCT790 (2,5 mg / Kg) presentavano una significativa riduzione della crescita del tumore rispetto al gruppo di controllo trattato col veicolo. Inoltre, un aumento dei livelli di colesterolo nel siero è stato riscontrato in uno studio condotto su 152 pazienti con ACC. La maggior parte di questi pazienti sono stati trattati con mitotano, noto per indurre epatotossicità e disregolazione del metabolismo dei lipidi, eventi che potrebbero determinare l'aumento di Chol. Inoltre, i nostri dati sul siero di 28 pazienti con ACC trattati con il mitotano mostrano livelli di Chol superiori ai normali valori fisiologici (248 ± 11 mg / dl, media ± se). L'analisi di questi campioni ha mostrato che i livelli di Chol totali in terapia erano significativamente superiori a quelli prima della terapia (da 167 ± 21 a 229 ± 25 mg / dl). l nostri dati in vitro mostrano che la sovraespressione di ERRα in un modello di cellule tumorali corticosurrenali (H295RERRα) è in grado di aumentare la proliferazione cellulare solo quando il siero conteneva lipoproteine. Questi dati suggerisco che ERRα richiede Chol come un agonista funzionale nelle cellule di ACC. Basandoci su questi dati, abbiasmo ipotizzato che il trattamento a lungo termine con mitotano, aumentando i livelli di Chol, favorisca l'attivazione di ERRα selezionando un fenotipo di ACC più invasivo e metastatico. Questi dati combinati con i nostri risultati suggeriscono che il complesso Chol/ERRα/PCG1α è un target idoneo a controllare la crescita dell'ACC. Noi ipotizziamo che l’ERRα potrebbe essere un "regolatore principale" di riprogrammazione del metabolismo nell’ACC. In effetti, la deplezione di ERRα nelle cellule H295R ha causato una riduzione della massa e della funzione mitocondriale. Inoltre, i nostri risultati dimostrano che la sovraespressione di ERRα aumenta drasticamente l'assorbimento di glucosio nelle cellule H295R, supportando l'ipotesi che ERRα sia coinvolto nell'adattamento metabolico dell'ACC. Inoltre il trattamento delle cellule H295R con XCT790 per 24 ore (un tempo inferiore a quello richiesto per causare la morte cellulare), riduce significativamente la migrazione cellulare, al contrario, la sovraespressione di ERRα aumenta questo processo. Di conseguenza, l'espressione ectopica di ERRα aumenta i livelli dei marker dell’EMT (N-Cadherin, Vimentin, Slug), mentre l’XCT790 blocca la loro up-regulazione. Un'altra osservazione interessante è l'aumento delle cellule anoikis-resisistenti in presenza della sovraespressione di ERRα. Inoltre la sovraespressione di ERRα nelle H295R aumenta la crescita in condizioni di aderenza indipendente, consente la formazione e aumenta il numero di sferoidi 3D (H295RSph). Abbiamo sviluppato H295R come sferoidi per 5 giorni, dissociati e riseminati settimanalmente nel mezzo per gli sferoidi per 5 settimane (H295RSph-5), prima di testare le cellule per la motilità. La migrazione di queste cellule era superiore alle cellule aderenti. Le H295RSph-5 hanno una maggiore espressione di marcatori mesenchimali come Vimentin, N-cadherin e Slug se confrontati con le H295R coltivate in adesione. Abbiamo valutato gli effetti metabolici indotti dal trattamento con l’agonista inverso del recettore ERRα, XCT790, sulle cellule H295R, tramite l’analisi del tasso di consumo di ossigeno (OCR) e del tasso di acidificazione extracellulare (ECAR). Abbiamo dimostrato che il trattamento con XCT790 influenza profondamente il metabolismo ossidativo e glicolitico delle cellule H295R, infatti è in grado di ridurre il consumo di ossigeno, la capacità glicolitica e la riserva glicolitica, in maniera dosedipendente. Similmente agli effetti metabolici indotti dall’XCT790, abbiamo osservato che anche le cellule H295R trattate con Simvastatina presentato una funzione mitocondriale ridotta come dimostrato dalla diminuzione dei valori OCR ed ECAR. In conclusione, nel nostro studio abbiamo valutato gli effetti del trattamento con l'agonista inverso di ERRα e del silenziamento stabile di ERRα in un modello sperimentale di carcinoma adrenocorticale. Complessivamente, questi risultati suggeriscono che ERRα svolge un ruolo fondamentale nella transizione epitelialemesenchimale e nella resistenza all’anoikis nelle cellule tumorali di ACC. I risultati ottenuti hanno confermato, nel nostro modello sperimentale, il ruolo funzionale di ERRα nell'attività mitocondriale e nel metabolismo ossidativo e glicolitico cellulare, suggerendo che ERRα svolge un ruolo fondamentale nella riprogrammazione metabolica delle cellule tumorali di ACC proponendolo come potenziale bersaglio terapeutico del carcinoma adrenocorticale. Il lavoro è stato oggetto di due pubblicazioni scientifiche: 1. CASABURI, IVAN*, AVENA, PAOLA*, DE LUCA, ARIANNA*, SIRIANNI, ROSA, RAGO, VITTORIA, CHIMENTO, ADELE, TROTTA, FRANCESCA, CAMPANA, CARMELA, RAINEY, WILLIAM E., PEZZI, VINCENZO (2017). GPER-independent inhibition of adrenocortical cancer growth by G-1 involves ROS/Egr-1/BAX pathway. ONCOTARGET, vol. 8, p. 115609-115619, ISSN: 1949-2553, doi: 10.18632/oncotarget.23314 *These authors contributed equally to this work. 2. DE LUCA ARIANNA, AVENA PAOLA, SIRIANNI ROSA, CHIMENTO ADELE, FALLO FRANCESCO, PILON CATIA, CASABURI IVAN, PEZZI VINCENZO. (2017). Role of Scaffold Protein Proline-, Glutamic Acid-, and Leucine-Rich Protein 1 (PELP1) in the Modulation of Adrenocortical Cancer Cell Growth. CELLS, vol. 6, ISSN: 2073-4409, doi: 10.3390/cells6040042 Inoltre, questo lavoro ha contribuito alla realizzazione di due REVIEWS: 1. CASABURI IVAN, CHIMENTO ADELE, DE LUCA ARIANNA, NOCITO MARTA, SCULCO SARA, AVENA PAOLA, TROTTA FRANCESCA, RAGO VITTORIA, SIRIANNI ROSA, PEZZI VINCNZO. (2018). Cholesterol as an Endogenous ERRα Agonist: A New Perspective to Cancer Treatment. Front Endocrinol (Lausanne). Sep 11;9:525. doi: 10.3389/fendo.2018.00525. eCollection 2018. Review. 2. CHIMENTO ADELE, CASABURI IVAN, AVENA PAOLA, TROTTA FRANCESCA, DE LUCA ARIANNA, RAGO VITTORIA, PEZZI VINCENZO, SIRIANNI ROSA. (2018). Cholesterol and Its Metabolites in Tumor Growth: Therapeutic Potential of Statins in Cancer Treatment. Front Endocrinol (Lausanne). 2019 Jan 21;9:807. doi: 10.3389/fendo.2018.00807. eCollection 2018. Review.Item New natural statin-like compounds with anticholesterolemic and antiproliferative properties: "in vitro and in vivo studies"(2015-12-18) Fiorillo, Marco; Sisci, Diego; Cappello, AnnaritaIl rischio di malattia coronaria è aumentato negli individui che mostrano elevata concentrazione di colesterolo nelle lipoproteine plasmatiche a bassa densità (LDL). E’ stato dimostrato che l’inibizione del 3-idrossi-3-metilglutaril-CoA reduttasi (HMGR), enzima che catalizza la conversione di HMG-CoA in mevalonato (MVA), tappa limitante la velocità di biosintesi del colesterolo, è l’approccio più efficace per la diminuzione plasmatica di LDL e la riduzione del tasso di eventi cardiovascolari. Come parte di un meccanismo compensatorio, alla deplezione di colesterolo nel fegato, dovuto all’inibizione dell’enzima HMGR, segue l’aumento della produzione di recettori per le LDL e il successivo smaltimento di LDL dalla circolazione sistemica. Gli inibitori di HMGR rappresentano la classe di farmaci più efficaci e maneggevoli per la riduzione della concentrazione di LDL. Sebbene le statine siano gli inibitori di HMGR più largamente prescritti, sono associate a spiacevoli effetti collaterali quali severa miopatia e perdita della memoria statinoassociata. In questo contesto l’identificazione di nuovi composti statino-simili, che agiscono come inibitori di HMGR, risulta utile per superare le limitazioni già descritte. E’ stato dimostrato che alcuni composti naturali, che si ritrovano nella nostra dieta, hanno proprietà terapeutiche e farmacologiche. In particolare studi condotti in seguito a somministrazione cronica di succo di alcune specie di Citrus hanno confermato che questa strategia influenza positivamente i livelli plasmatici dei lipidi e può essere associata alla riduzione del rischio di malattia coronarica. Durante questo lavoro di tesi , l’attenzione è stata rivolta allo studio di due flavonoidi, statino-simili, (brutieridina e melitidina) estratte dal bergamotto (Citrus bergamia), ma presenti anche in altre specie del genere Citrus. Come molecola di riferimento è stata considerata la statina commerciale più prescritta nell’uomo, la simvastatina. Gli esperimenti sono stati condotti utilizzando una frazione arricchita delle due molecole (EF) ed una purificata (BMF), al 99%. I composti testati, sono stati isolati e caratterizzati in maniera esaustiva, mediante spettrometria di massa e risonanza magnetica, dal gruppo di ricerca del Prof. G. Sindona (Dip.to di Chimica, Università della Calabria). In particolare, si è valutata “in vivo”, l’attività ipocolesterolemica e ipolipidemica delle frazioni oggetto di studio. In primo luogo è stato ottenuto un modello animale ipercolesterolemico, in seguito al trattamento degli animali (ratti) con una dieta opportuna. Successivamente, sul modello ottenuto è stato monitorato il metabolismo del colesterolo, mediante la valutazione del livello di espressione dei geni codificanti l’enzima HMGR ed il recettore delle LDL, sia a livello di trascritto che a livello proteico. Il metabolismo dei trigliceridi, invece, è stato monitorato valutando il livello di trascritto e di proteina del gene che codifica per il principale enzima della sintesi degli acidi grassi e quindi dei trigliceridi, il gene FASN. Inoltre sono stati valutati i livelli di colesterolo e di trigliceridi nel fegato e nel sangue ed è stata determinata sia l’attività di HMGR che quella di due enzimi coinvolti nella lipogenesi, in quanto responsabili della produzione di NADPH, utilizzato per la sintesi degli acidi grassi e del colesterolo, enzima malico e isocitrato deidrogenasi. I risultati ottenuti hanno evidenziato, nei ratti trattati con BMF, una riduzione dei livelli di colesterolo e dei trigliceridi, sia a livello epatico che sierico, tale decremento è risultato essere ancora più evidente nei ratti trattati con EF, rispetto ai controlli ipercolesterolemici. Dalla valutazione dei livelli di trascrizione di due principali proteine coinvolte nel metabolismo del colesterolo, HMGR ed LDLR e dell'enzima principale della biosintesi degli acidi grassi, FASN, è emerso chiaramente che il comportamento di BMF è simile a quello della simvastatina, uno dei farmaci ipocolesterolemici più utilizzati. Infine, dalla valutazione dell’attività degli enzimi HMGR, isocitrato deidrogenasi citoplasmatica ed enzima malico, negli epatociti degli animali trattati con le due frazioni rispetto a quella evidenziata negli epatociti dei ratti controllo, è stata riscontrata un’inibizione, anche in questo caso, paragonabile a quella osservata per i ratti trattati con simvastatina. Attraverso lo studio condotto è stato dimostrato che le due molecole estratte dal bergamotto, brutieridina e melitidina, sono dotate di attività ipocolesterolemica, dovuta all’azione inibitoria esercitata nei confronti dell’enzima HMGR. L’interesse scientifico inoltre, è stato quello di valutare “in vitro”, l’aspetto anti-proliferativo ed antinfiammatorio dei due flavonoidi studiati. Infatti, in letteratura è riportato che le statine sintetiche riducono la proliferazione di un’ampia varietà di tipi cellulari, “in vitro”, inducendo l’arresto del ciclo cellulare nella fase G1. Questa sperimentazione è stata condotta su cellule di carcinoma mammario umano, MCF7, utilizzando la frazione purificata (BMF) e comparando i risultati con quelli ottenuti dopo trattamento di cellule della stessa linea con simvastatina (profarmaco precedentemente utilizzato per gli studi “in vivo”) e pravastina. Il lavoro svolto ha previsto, in primo luogo, la creazione di una linea tumorale, stabile, che fosse in grado di over-esprimere il gene HMGCR (MCF-7-HMGCR), utilizzando un metodo di trasfezione virale; successivamente è stata valutata l’attività proliferativa delle cellule tumorali (MCF-7); delle cellule tumorali trasfettate con il gene HMGCR (MCF-7-HMGCR) e di quelle epiteliali non tumorali (fibroblasti hTERT-BJ1), dopo trattamento con BMF, pravastatina e simvastatina. I risultati ottenuti hanno dimostrato che alte concentrazioni di BMF svolgono un’azione antiproliferativa meno elevata di quella riscontrata con concentrazioni più basse di simvastatina. Tuttavia è doveroso sottolineare che mentre BMF e pravastatina non inibiscono la proliferazione cellulare, nelle cellule non tumorali, la simvstatina è risultata essere tossica anche a basse concentrazioni. Mediante analisi con XFe96 Seahorse Analyzersi è effettuata la valutazione metabolica delle linee cellulari MCF-7, MCF-7-HMGCR, hTERT-BJ1. I risultati ottenuti hanno evidenziato un’aumentata respirazione mitocondriale (OCR) nella linea MCF-7-HMGCR rispetto alla MCF-7; nessuna differenza in termini di funzione glicolitica (ECAR) è stata, invece, riscontrata tra le due linee cellulari. Inoltre, la respirazione mitocondriale, in cellule MCF-7-HMGCR, dopo trattamento con BMF, ha evidenziato una riduzione della produzione di ATP e una diminuzione della respirazione massimale e della capacità respiratoria cellulare. Infine, le analisi OCR su cellule hTERT-BJ1 dopo trattamento con BMF, pravastatina e simvastatina hanno sottolineato una riduzione della respirazione mitocondriale minima, nelle cellule trattate con pravastatina; tale riduzione è risultata essere più marcata nelle cellule trattate con simvastatina. Nessuna differenza è stata, invece, riscontrata nelle cellule trattate con BMF. Questi risultati hanno confermato una leggera tossicità nelle cellule hTERT-BJ1 trattate con pravastatina ed una marcata tossicità in quelle trattate con simvastatina, a differenza delle cellule trattate con BMF. Inoltre, l’indagine effettuata su diversi pathways, implicati nella proliferazione cellulare e nell’infiammazione, ha evidenziato un potenziale effetto antinfiammatorio e antiossidante di BMF, come sottolineato da un aumento della risposta antiossidante e di quella immunitaria regolate dall’interferone I, da una diminuzione della risposta infiammatoria mediata dall’interferone-gamma e da una down-regolazione della via infiammatoria regolata dal gene STAT3, in cellule MCF-7, trattate con BMF. Il trattamento con BMF ha determinato, inoltre, la down-regolazione di due pathways coinvolti nella proliferazione tumorale e nella formazione di CSCs (cancer stem cells), regolati da Notch e Wnt. Questi risultati hanno portato ad indagare su un’eventuale coinvolgimento di BMF, nella formazione di mammospheres e a dimostrare, dopo trattamento con BMF, un decremento nella efficienza di formazione di mammospheres, dose dipendente, più marcato nelle cellule che over-esprimono l’enzima HMGCR. Successivamente, è stata riscontrata, per BMF, la capacità di ridurre lo stress ossidativo, la formazione di radicali liberi e la successiva risposta pro-infiammatoria, come evidenziato dalla diminuizione dell’espressione delle citochine pro-infiammatorie, regolata dal complesso proteico NF-kB e dalla diminuizione dell’espressione dei fattori inducibili l’ipossia, regolata dal gene HIF, riscontrate in cellule hTERT-BJ1, trasfettare con i gene reporter Nf-KB e HIF e trattate con BMF. Infine è stato valutato l’effetto antinfiammatorio ed antiossidante della frazione purificata di brutieridina e melitidina; dai risultati ottenuti è stato possibile evincere una riduzione dei fattori di stimolazione, coinvolti nella formazione dei granulociti e dei macrofagi, in cellule MCF-7 trattate con pravastatina ed, in egual misura, in quelle trattate con BMF. Anche la produzione di IL-8, in cellule trattate con BMF, ha mostrato un decremento, di poco inferiore a quello riscontrato in cellule trattate con pravastatina. Infine la riduzione di cancer stem cells (CSC) è stata valutata tramite l’impiego di un marker specifico (ALDH) che ha permesso di isolare la popolazione ALDEFLUOR-positiva relativa alla popolazione staminale, in cellule MCF7. Dopo trattamento con BMF e pravastatina, è emersa una netta diminuzione della popolazione ALDEFLUOR-positiva, nella linea cellulare MCF7. Pertanto, l’aggiunta di colesterolo (prodotto della biosintesi del mevalonato) al mezzo cellulare, in presenza di BMF e/o pravastatina , non ha cambiato la percentuale di riduzione della popolazione di CSCs. Al contrario l’aggiunta di mevalonato al mezzo di coltura, ha riportato sia il numero di mammospheres che la percentuale della popolazione di CSCs ai valori del controllo. Questi risultati hanno permesso di indicare la BMF come un composto con scarsa tossicità e capace di prevenire la crescita tumorale, l’espansione tumorale mediata da fattori pro-infiammatori e la fomazione di CSCs. L’impiego della BMF in concomitanza ai canonici chemioterapici, potrebbe migliorare l’effetto degli stessi e diventare un nuovo target drug nella terapia add-on.